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Solitudine: parola tanto amata quanto temuta da molti. In questo articolo proviamo a fare insieme una riflessione.

“A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte ne sono sicuro”. Charles Bukowski

Quante volte abbiamo provato questa sensazioni nel corso della vita? Almeno una volta forse tutti noi.

“E’ nella solitudine, scevra da ogni sorta di condizionamento, che ognuno di noi può ritrovarsi e conoscere appieno se stesso”. Michele Scirpoli

Quante volte invece ci sentiamo così? Forse meno.

Nella mia esperienza di lavoro con le persone, ho osservato che esiste una solitudine oggettiva e una solitudine percepita.

  • Quella oggettiva è facile da riconoscere, è data dall’assenza di persone attorno a noi;
  • Quella percepita è più subdola, invisibile.
    È quella di chi si sente da sol* anche in mezzo agli altri, soprattutto amici, parenti, partner.

La prima non è per forza negativa, a seconda della nostra storia, del nostro carattere, possiamo vivere bene anche senza un gran numero di persone attorno.
Un po’ della serie “meglio soli che male accompagnati”. D’altro canto, a questa categoria di persone appartiene anche chi purtroppo non ha rete o punti di riferimento su cui contare.

La seconda, l’abbiamo detto, può essere molto dolorosa e scavare profonde ferite dentro l’anima di chi la prova. In questi casi ci si può sentire diversi, difettosi, mancanti rispetto agli altri.

Ma c’è un terzo tipo di solitudine a mio avviso: Quella scelta.


È quella di chi sceglie la solitudine come piacevole bisogno, per esempio per decomprimere dopo una giornata in mezzo alla gente, oppure perché adora godere di momenti per stare solo con se stess*, per fare un’attività in solitaria o semplicemente fermarsi e ascoltarsi. Questo tipo di solitudine è spesso frutto di una scelta e di un buon lavoro interiore e di consapevolezza, che ci aiuta a capire che la solitudine non è qualcosa da temere, ma anzi, spesso può essere salvifica.

Per le persone altamente sensibili, in particolare, avere momenti di solitudine è necessario per decomprimere lo stress delle giornate della socialità, della routine. Purtroppo spesso queste persone finiscono per sentirsi diverse e incomprese però, in particolare da chi concepisce la solitudine come qualcosa di negativo.

Per quanto mi riguarda, io sono questo terzo tipo di persona. Sebbene durante l’infanzia e l’adolescenza io l’abbia sperimentata più nella seconda forma, quella percepita (per poi capire che così non era affatto). Mi sentivo strana perché mi sentivo sola in mezzo alla gente, come se fossi io quella sbagliata.

Ma crescendo e lavorando su di me, ho capito sempre di più che non c’era nulla di sbagliato e che la solitudine è un mio bisogno, che non sempre viene compreso, specie da chi vive la solitudine come qualcosa da cui fuggire.

Per me è fondamentale e del tutto sano dedicarsi dei momenti di solitudine.
Oggi la scelgo, non la subisco affatto.
Mi rende felice e sai, anche più pronta e aperta verso l’altro quando sola non sono.

👉 E tu che tipo di solitudine vivi?
Raccontamelo qui se ti va.