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Nel corso degli ultimi due anni il mondo è alle prese con il virus SarsCov-2, conosciuto come Covid-19. La prolungata situazione di emergenza ha compromesso notevolmente la salute emotiva delle persone, tanto che l’OMS ha parlato di Stress da Pandemia, o “Pandemic Fatigue”.

Lo sapevamo da millenni: mente e corpo sono collegati. Ciò che succede all’uno si riflette sull’altro e viceversa. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come: “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”. Eppure si fa un’enorme fatica a riconoscere questo dato di fatto.

Con l’avvento del Covid-19, forse, qualcosa sta cambiando.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo aver effettuato un importante studio in Europa, ha parlato di una vera e propria sindrome psicologica che ha colpito la popolazione, definendola “Stress da pandemia”, o “Pandemic Fatigue”. Ma l’impatto psicologico della pandemia è oramai accertato da più parti.

Ma cos’è lo Stress da Pandemia?

E’ una reazione avversa ad un’avversità prolungata, sfociata in una condizione psicologica che presenta i seguenti sintomi:

– Sbalzi d’umore;

– Insofferenza per le regola anti-contagio e rifiuto di attenervisi ancora;

– Scetticismo e demotivazione;

– Stanchezza fisica e mentale;

– Normalizzazione del pericolo e conseguente calo della protezione individuale;

– Irrequietezza;

– Ansia;

– Bisogno di libertà;

– Rabbia;

– Senso di impotenza;

– Esaurimento psico-fisico;

– Abbuffate di cibo/alcol/sostanze;

– Ipocondria (paura delle malattie);

– Negazione del problema;

– Rinuncia ai propri obiettivi.

Insomma, siamo stati abituati negli ultimi 2 anni a vivere in un costante stato di allerta e allarme, che a lungo andare ha indebolito la nostra resistenza. Per non parlare della restrizione e dello stand-by in cui le nostre vite sono messe. Ecco come le persone possono sviluppare vere e proprie problematiche a livello psicologico.

Nella mia personale esperienza, nell’ultimo anno ho accolto numerose persone che arrivavano in studio in seguito a problematiche emerse o acuite dalla pandemia. Molti di noi, nei mesi di lockdown e non solo, hanno fatto i conti con la solitudine, con problemi nella sfera familiare o affettiva, molti hanno perso il lavoro, altri hanno dovuto assistere i propri cari, o vederli morire. Altri ancora hanno avuto paura di perdere la vita. Il Covid ha avuto ripercussioni su adolescenti e i bambini, per quanto riguarda lo sviluppo della loro autostima, della capacità di relazionarsi e nel rendimento scolastico. Tutto questo ha avuto un inevitabile impatto a livello emotivo e psicologico. Non potrebbe essere altrimenti!

Ansia, attacchi di panico e ipocondria sono le problematiche più diffuse.

Anche chi era scettico nei confronti della figura degli psicologi, si è reso conto, purtroppo sulla propria pelle, che era umano ed inevitabile per tornare a star bene.

Il 10 ottobre si celebra la giornata mondiale della salute mentale, per sensibilizzare e combattere il pregiudizio attorno a questa tematica.

Se chiedi aiuto non sei matto, sei UMANO. Imprimiamocelo nella testa.